Bruno Brunori – Franco Venanti: il grande artista che i potenti non possono amare
Di Franco Venanti mi parlò bene – prima di incontrarlo a Perugia, dove avrei assunto la guida della redazione de La Nazione – il collega Piero Magi, allora inviato del quotidiano fiorentino e poi chiamato a dirigerlo. “Quel pittore – mi disse Magi – è molto interessante. Merita che tu veda qualche sua opera”. Il nome di Venanti mi rimase in testa, anche perché della sua pittura mi parlò, successi- vamente, lo scultore pistoiese Iorio Vivarelli. Venanti lo conobbi personalmente in corso Vannucci; era con il fratello Luciano ed era appena rientrato da Firenze dove aveva portato alcune sue opere alla mostra del “Fiorino”. Chiacchierando, ci portammo nell’adiacente via Bonazzi, dove Venanti – allora – aveva il suo studio; e qui potei ammirare alcune delle sue opere, rimanendone colpito. Pensai che la segnalazione di Piero Magi e l’apprezzamento di Vivarelli erano stati giustissi- mi perché le opere che stavo ammirando meritavano attenzione. Frequentando Franco, riuscii a farmi un’idea del suo carattere e rimasi incantato quando un giorno entrai nella sua casa di via XX Settembre; vi trovai raccolti ogni tipo di oggetti, curiosi, interessanti, preziosi anche, che lui aveva raccolto recuperan- doli ogni dove, dalle bancarelle ai mercatini, ai negozi d’antiquariato. Ricordo che nel primo articolo che scrissi su di lui e sulla sua pittura, lo descrissi come un artista ansioso, curioso, attento osservatore del mondo, critico, sferzante, pungente, amante della libertà. Con l’andar degli anni ho confermato quell’im- pressione, ammirando la vena combattiva e polemica che egli ha messo in quasi tutte le sue opere pittoriche e nelle vignette preziose che, agli inizi della carriera, aveva realizzato per le pubblicazioni studentesche e goliardiche. In questo senso Franco Venanti è da considerarsi un po’ il cronista della vita e del costume di Perugia degli ultimi cinquant’anni; i suoi disegni, i suoi racconti di vita, raccolti nelle tante pubblicazioni, sono quasi un compendio storico della vita di Perugia, dal passaggio della guerra sino a oggi. Una cosa in particolare apprezzo nella pittura di Franco Venanti: lui è un artista che non segue mode; è un artista che produce una pittura forte, descrittiva, ricca di luci e potente per i colori; una pittura spesso di denuncia e di contestazione, che mette a nudo le piaghe, i vizi della società. Venanti lo apprezzo perché è un artista controcorrente, che non ha mai ceduto alla debolezza di…lisciare il pelo al potere ed ai ponenti, ma che, invece, ha sferzato sia il potere che i potenti. (Ha detto: “chi sale su una sedia m’infastidisce per il solo fatto che si sceglie un piedistallo. Sono stato amico di guevaristi e preti scismatici. Nel gruppo culturale Bonazzi, che sciolsi nel 97, vissi attimi inebrianti di sfida e di protesta”). Per questo è stato ed è apprez- zato da chi ama la libertà, ma ovviamente non si è guadagnato la “simpatia” e l’appoggio di chi è potente e non apprezza le critiche. Franco Venanti ha avuto anche una esperienza politica, sedendo per un mandato nel consiglio comunale di Perugia. Una esperienza che è stata solo un episodio. Perché – come dice lo stesso Venanti – “non sono un animale politico, perché la mia animalità è istintiva e selvaggia, non meditata, mai utilitaristica e speculativa. Eppure parlo sempre di politica. Odio il potere”. Non si era accorto che la politica pura è una cosa e quella dei Partiti spesso è altra cosa.
Questo e tanto altro è Franco Venanti; oltre che (per me) un caro amico, è un personaggio, un intellettuale, uno che crede all’amicizia e che per un amico è pronto a sacrificarsi; è un uomo onesto e, naturalmente, è un grande artista dalle cui opere traspaiono queste sue doti.
Estratto da
60 ANNI IN MOSTRA 1
Franco Venanti & 46 maestri dell’arte contemporanea umbro-toscani
A cura di: Eugenio Giannì