Federico Fioravanti
Il lampo di uno sguardo nell’ovale di uno specchio. Nella quieta penombra, un filo guizzante di luce. Forse aveva ragione Monaldo Leopardi quando ripeteva a suo figlio, che sognava la fuga da Recanati: “Anche da una piccola fenestra si può vedere il mondo”. Penso a questo quando incrocio Franco Venanti in qualche ventosa mattina perugina. Avvolto nelle sue sciarpe, ben protetto dal cappello a falde larghe, si prepara al quotidiano viaggio breve verso il suo studio. Esce, cauto, dalla porta di casa. Annusa piano l’aria, assorto, quasi stupito dalla luce di Perugia. Nuova ma antica. Tutto intorno, il turbinio delle foglie, spazzate via da una tra- montana impietosa. Va avanti, controvento. Ma quell’aria è dentro di lui. Segna la sua pittura, sferzante e malinconica insieme. Nessun artista somiglia tanto alla sua città quanto Venanti. In questo senso, nessuno è perugino quanto lui. Sa, come Borges, che “la memoria erige il tempo”. E che “l’oggi fugace è tenue ed eterno”. Come l’arte, come la bellezza. E quel segno sulla tela riemerge nel labirinto della memoria. Con echi lontani di Giotto, Perugino e Paolo Uccello, ricorda la lezio- ne di Piero della Francesca e le suggestioni di Picasso e Dottori. Un’arte classica ed intima. Misteriosa. Come la sua città, è un rifugio per l’anima. Lui scava, con metodo, tra divise e carabattole. Riemerge fra i colori: angeli e demoni, fiori e ventagli, uccelli e bombette. Armature e cavalli. Coccarde e voliere. è il fascino del viaggio. Alla ricerca del tempo perduto. E ritrovato. Come Perugia, Franco è ipocondriaco e fulminante, appartato e insieme curioso. Schivo ma polemico. Adesso ripeterà, con qualche ragione in più, anche di essere vecchio. Sappiamo che non è vero. è solo il vezzo di un giovane, che esplora emozioni profonde. E che rinasce ogni giorno.
Estratto da
60 ANNI IN MOSTRA 1
Franco Venanti & 46 maestri dell’arte contemporanea umbro-toscani
A cura di: Eugenio Giannì