Maria Rita Mantovani Cucchia
Conosco Franco Venanti da più di vent’anni e tuttavia mi sfuggono innumerevoli tratti della sua personalità. Refrattario ad ogni etichetta, enigmatico ed inafferrabile, sfuggente alle definizioni e reticente agli incasellamenti propri dell’arte, paradossale, in altre parole, quando si voglia recuperare la più autentica etimologia del termine, quella di ostile al dogma quale atto d’imposizione di verità assolute decretate dall’infallibilità del buon senso comune.
Le donne sono i suoi soggetti preferiti, non posso fare a meno di notarlo, e le ritrae in molteplici atteggiamenti e pose. Emerge l’essenza e la complessità del carattere femminile in un’armonia di sguardi accattivanti e di plasticità figurative. Profili aggraziati ed espressioni seducenti, dicevamo, al cui fianco figura spesso lui, il Maestro. Egocentrismo? Lo escludo, giacché è solo un mezzo per estrinsecare la propria esuberanza, il proprio individualismo e perseguire, costi quel che costi, il problematico anelito d’originalità. Sete di vivere, perciò, e di sentirsi uomo di carne ed ossa, profonda esigenza interiore, diversamente detto, e non ostentazione gratuita della sua personalità.
A sessant’anni da che il giovane artista si recò per la prima volta all’atelier del Maestro Adalberto Migliorati, si celebra oggi il suo debutto di pittore olio su tela. Per l’occasione l’amico Franco Venanti è riuscito a coagulare le più disperate tendenze dell’arte pittorica umbra e mette a tacere, almeno per un momento, le discrepanze d’opinioni e le diatribe artistiche che hanno molto di accademico.
Ennesimo successo della sua carriera artistica, ennesima battaglia vinta da questo “anarchico conservatore” (mi si passi l’espressione!) che, per la sua vocazione combattiva, ha spesso attratto le offensive dei rivali. Mai, però, ci tengo a sottolinearlo, si è tirato indietro di fronte alle sfide e con caparbia tenacia ha sempre inseguito l’oggetto del suo desiderio, anche se in lontananza solo si scorgevano chimeriche illusioni.
Combattente e sognatore al tempo stesso, Franco Venanti è uno di quelli che, con Don Chisciotte, avrebbe creduto alla non remota ipotesi che si trattasse di giganti e non di mulini a vento… e non a caso al personaggio cervantino ha consacrato alcuni dei suoi migliori e più recenti dipinti.
Estratto da
60 ANNI IN MOSTRA 1
Franco Venanti & 46 maestri dell’arte contemporanea umbro-toscani
A cura di: Eugenio Giannì