Mauro Avellini
Scriveva Freud ad Einstein in un lungo carteggio sull’origine dei conflitti, solleci- tato dalla Società delle Nazioni, che l’unica pulsione antagonista a quella distruttiva è l’Eros. La speranza è destinata a crollare anche nell’opera di Franco Venanti, dove tuttavia il pessimismo e il buio dello scontro epico sono mitigati dal colore che acceca e da una funzione più alta della figura femminile, quasi salvifica. Così il contrasto di figure protese verso il male, l’uso distorto del potere, l’esibizione grot- tesca del ruolo, i volti sfigurati dalla vergogna dell’inganno sono meno spaventosi. Corvi e colombe hanno la stessa forza evocativa, guerrieri e preti provocano identico disgusto. Ogni personaggio ha un passaggio reale in questa vita. Ogni particolare, sia pur sfumato, o nascosto nelle geometrie, è un richiamo alla dimensione etica alla quale aspira l’uomo: ma è un’etica laica, in continua evoluzione, attenta alle aspirazioni umane e al momento storico, scevra da ogni tipo di dogma, libera da ogni tipo di condizionamento. Il potere è un’ossessione di cui liberarsi, il peccato è un obbligo purché non intacchi libertà individuali e collettive. Le armature sono cortecce che nascondono la polpa della dilagante corruzione, il cavallo “guernicano” simbolo perenne della degenerazione dei popoli e di una integrazione alla quale non si crede fino in fondo. Il rinoceronte è l’anelito ad una generosa vittoria, pronto ad assumere sembianze di unicorno per consigliare orizzonti di dolcezza e purezza, che il pittore include quando abbandona il campo di battaglia per tornare a cullarsi bambino nel verde delle sue amate colline. Franco Venanti rimette in gioco la storia, sempre. La trasforma senza il timore di correre il rischio, svela l’inconscio senza pudore. Lui, così vigile e presente nel mondo, nella sua Perugia e persino dentro i suoi quadri. Il valore della sua arte è nella tecnica illuminata dal genio, che si esalta e si fa esemplare nella “bottega” di sapore rinascimentale. Qui, umile maestro, oggi indica la strada a chi crede nella continuità di un segno raro e superbo. E così Franco Venanti trasforma i suoi primi 60 anni di attività nella testimonianza imperitura dell’artista-artigiano, intellettuale solo per biasimare e irridere protervia e inciviltà.
Estratto da
60 ANNI IN MOSTRA 1
Franco Venanti & 46 maestri dell’arte contemporanea umbro-toscani
A cura di: Eugenio Giannì