L’innata voglia del disegno
Quando si viene al mondo col profondo senso del disegno e in un momento storico in cui non esiste differenza alcuna tra Arte e Potere, pensare di impegnarsi per la vita è pura utopia. Venanti l’ha fatto, benché avviato a studi che l’avrebbero condizionato; e l’ha fatto inizialmente dipingendo nature morte, paesaggi e figure tratte dal mondo del lavoro, ma anche poi, quando ha ritenuto opportuno rivestire di senso l’esistenza.
Le testimonianze confermano come nei disegni affronti, dopo averne preso coscienza, temi sociali, evitando i luoghi comuni, la ripetizione, il logoramento. Lo ha fatto scegliendo i simboli, piuttosto che la natura, perché compendio e allegoria della vita. “Il potere, la serie dei cardinali, il centauro – moderna trasfigurazione del guerriero che l’epos greco ha tramandato e di cui del resto si conserva, ben visibile, l’elmo – sono allusioni e metafore, descritte e puntualizzate senza cattiveria ed acrimonia, ma con gusto e partecipazione attiva.” (La Nazione Umbra. Lunedi 1 aprile 1974. Cifrato C.)
Il problema non riguarda la rappresentazione della vita politica e sociale ma anche della donna, alla quale conferisce “uno splendore, una sensualità, una ricchezza ed una decadenza barocche”. Ciò che però nei disegni propone non è la stilizzazione della figura ma l’assunzione del corpo a codice di lettura universale. La struttura che troviamo nei disegni è la medesima delle grandi tele, ma, a differenza di queste, realizzata con una tecnica che sfiora il virtuosismo. Il gioco è tale che non determina il semplice spostamento del soggetto ai margini ma rende significanteil particolare.
Il pittore e la modellaè un esempio mirabile: “costruita” a sinistra e abbozzata a destra, lascia che l’occhio si perda alla ricerca dell’infinito posto oltre il supporto. Un paradigma che si può afferrare tutte le volte che l’osservatore è impegnato a “spaziare” all’interno dell’opera. È quanto accade in molti nudi femminili, nei quali, capovolgendo la visione mantignana del Cristo morto, l’Artista pone il volto e parte del torace in primo piano e relega nel fondo tutto il resto. Un ribaltamento sconcertante, anche perché viene meno l’effetto sensuale ritenuto in molti casi prioritario. La modellazione, ottenuta con un tratteggia rapido e poche sfumature, è caratterizzata da punti plastici che diventano trainanti, forze alle quali si è chiamati ad obbedire. Un percorso non per gradi, ma per punti nodali, del tutto simile a quello che l’Artista compie quando, appunto, disegna.
Tutto ciò in quanto l’arte è trasposizione dinamica dell’uomo. Nel modo di “costruire” l’opera, l’Artista presenta se stesso, con i suoi lati oscuri e chiari; a volte indecifrabili altre volte tonali. Un’arte carica di vitalità, che ha condizionato le scelte, ma che ha permesso di rivestire la cruda realtà.